L’annata si apre con il suggestivo panorama invernale del podere Forte, ed inizia senza densità di rilievo.
Tutto è spoglio.
Le vigne giocano con il seme di bastoni; maestri che invitano all’intuizione.
Le carte sono come gemme, nude e crude, che si sveleranno sotto la cura del tempo.
Mano a mano vedremo le gemme nelle sembianze del loro aspetto cotonoso, che rappresenta il presagio dell’opera in verde dei primi passi della primavera.
L’inverno non ha nulla da segnalare al mondo visibile, porta con sé, nel suo grembo, il massimo riserbo dei futuri segreti.
Tutto scorre liscio come l’olio che lenisce e riduce le impegnative fatiche invernali, di cui la stagione fredda, di norma, è conduttrice.
L’unica nota che merita di essere segnalata è la media delle temperature.
I gradi del termometro, in questo inverno, hanno valori costantemente superiori allo standard.
Seguendo la storia di quest’annata scoprirai i dettagli che sottolineano la differenza più, come è uso dire, di fare la differenza.
La sottolineatura del 2019 è stata battezzata con un nome: densità.
Il paesaggio intorno a noi, piano a piano, cambia colore e le piante aumentano, grazie alle prime foglie, la densità della loro chioma.
Le piantagioni cominciano a esprimere la loro ricchezza vitale e la loro potenza energetica, immerse profondamente in una danza sinuosa e armoniosa tra i filari delle viti che sorprendono anche gli avari di emozioni.
Quest’anno, a differenza dell’anno scorso, i germogli sono tardivi piuttosto che precoci.
Il ritardo del “germogliamento” è stato provocato da una primavera durevolmente fredda.
Anche in questo caso abbiamo assistito ad un’inversione dei ritmi e dei timbri naturali: l’inverno più caldo del solito e la primavera più fredda del solito.
Questi sono gli ingredienti e le dosi proposte dalla natura per la ricetta viticola di questa annata.
Noi, uomini delle vigne, abbiamo imparato a gestire e ottimizzare la ricetta a favore della migliore vendemmia, tenendo fede alla nostra originale vinosofia.
Leggendo tutte le annate comprenderai, come noi, che l’insolito capita di solito.
La primavera è alle porte e si caratterizza, oltre che per il freddo, anche per una serie di piovaschi di giusta densità, che permettono due fenomeni molto utili:
la creazione di consistenti riserve idriche, che sono il pozzo naturale per abbeverare le piante durante la calda estate.
l’infoltimento della vegetazione, che opportunamente curata, permette un’equilibrata densità delle foglie che risulta sia piacevole alla vista, sia favorevole all’ordine, amico della disciplina che al podere è la base di ogni qualità.
Il motto principale della carta dei valori del fondatore della nostra cantina, infatti è eloquente: “ordine e pulizia sono la base di ogni qualità”.
Questo motto diventa un aspetto determinante per la salute delle vigne perché crea le condizioni migliori per il respiro e lo sviluppo delle piante e, non meno importante, permette il rispetto della bellezza del microcosmo di cui siamo custodi.
Il 26 e 27 aprile si segnala un evento positivo prodotto dalla colatura dei grappoli di Sangiovese (riduzioni delle inflorescenze) procurato dalle rigide temperature nelle notti che hanno bloccato la differenziazione di alcuni bottoni fiorali.
Grazie a questo fenomeno si generano spontaneamente dei grappoli spargoli che godono di migliore areazione, donando più salute.
La riduzione degli acini per grappolo consente una maggiore concentrazione dei composti nobili di maturazione favorendo la qualità del Sangiovese.
Nei mesi centrali dell’annata assistiamo, come sempre, alla silenziosa fioritura nell’evoluzione degli stadi vitali delle vigne.
Ci troviamo di fronte al risveglio della forza e della potenza dell’energia universale.
La fioritura, come detto sopra, nel primo stadio si mostra con i bottoni fiorali separati, per passare quasi subito alla fioritura espressa dai primi colori.
I fiori seguono le leggi della fecondazione fino a dare origine alla bacca, che in questo stadio si definiscono “allegati”.
Il dio bacco, sovrano del vino, comincia a rendere visibili i primordiali segni del suo frutto.
Questa fase è molto importante perché non tutti i fiori si allegano.
Il tasso di allegazione indica la percentuale, diverso annata per annata, di fiori che non completano questo stadio del processo fenologico.
Il tasso varia dal 25% al 50% a seconda della stagione.
L’immagine di questo fenomeno si semplifica con la caduta dei fiori e delle bacche ai primi stadi della crescita.
Come non ricordare un passaggio biblico dei profeti Geremia ed Ezechiele: ”I padri mangiarono l’uva acerba e i denti dei figli rimasero allegati”.
Un riferimento al fatto che i guardiani della bocca non dovrebbero mai pronunciare parole cattive.
I denti sono come tronchi che hanno radici nei loro genitori.
Per questo dovremmo dare ai nostri figli denti sani perché altrimenti li avranno allegati per la mancata maturazione dei padri.
In riferimento alla vigna, la fase dell’allegatura seleziona naturalmente il futuro figlio (frutto) permettendo di dare forza alla chiusura del grappolo che avviene subito dopo la fase di allegatura.
L’ultimo stadio, che anticipa la maturazione dei grappoli, è l’invaiatura, descrivibile come il viraggio colorato del frutto;
ci piace paragonarla all’adolescenza e al suo ardore giovanile.
L’invaiatura nel vigneto Anfiteatro avviene il 9 agosto mentre il 16 agosto, subito dopo Ferragosto, nel vigneto Melo.
L’estate di quest’anno, per dover di cronaca, scalda in modo equilibrato e moderato il nostro microcosmo.
Il caldo alza la cresta solo in alcune giornate del mese di luglio.
Sempre nel mese di luglio veniamo colti di sorpresa da un evento piovoso che è degno di nota.
Una burrasca con pioggia torrenziale che si riassume in due immagini: il cielo buio, scuro e minaccioso prima della tempesta e il cielo, chiaro e dipinto di arcobaleni appena terminata la tempesta.
L’evento è isolato anche se resta memorabile per tutti noi.
Stiamo per entrare nelle fasi finali di questa annata densa di messaggi.
Apriamo il libro nelle pagine di agosto e settembre e rivediamo le belle giornate vissute sotto l’influenza benefica di importanti
e significative escursioni termiche.
Questi sbalzi di temperatura sono stati fattori favorevoli per aver generato il fenomeno di accelerazione delle maturazioni dell’uva,
in particolare a favore delle uve rosse.
Prima della vendemmia riassumiamo, secondo il nostro punto di osservazione, il principio di densità dei fenomeni naturali.
La materia visibile è la forma più densa dell’energia creatrice della natura e dell’intenzione dell’agire umano.
La volontà, della natura e dell’uomo, emana la visione creatrice, che mano a mano, attraverso le sensazioni e le emozioni prende vita nella formazione, fino a giungere al compimento finale, che seguendo la legge di corrispondenza con la visione,
si manifesta nel frutto maturo.
Nel frutto si osserva la manifestazione densificata della visione intenzionale, del principio di volontà primordiale.
In parole più dirette; si potrebbe dire… “come immaginiamo il mondo, lo creiamo”.
Se seguiamo l’antico adagio che recita:
“ciò che è visibile, in questo momento, alla densità degli occhi,
prima era invisibile alla vista ma nitido nella visione”.
Se immaginiamo bellezza, creiamo bellezza.
Mentre se immaginiamo massimizzazione del profitto vedremo sterilità nella beltà dei raccolti.
La vendemmia sta per iniziare e ce ne accorgiamo perché tutti vengono a salutare, pronti alla festa che sta per iniziare.
Ricordiamo un proverbio contadino che sintetizza al meglio il processo di quest’annata con 10 parole “Il vecchio pianta la vigna, e il giovine la vendemmia”.
Le vendemmie dei due vigneti sono distanziate di solo quattro giorni.
Si inizia a vendemmiare, nel vigneto Anfiteatro, il 27 settembre mentre il 1 ottobre si dà l’avvio al raccolto nel vigneto Melo.
In attesa di condividere con voi una delle nostre bottiglie, che condensano e raccontano più saggezza e verità che in tante parole,
ci congediamo con un nostro pensiero e uno di Plinio il Vecchio.
Il nostro pensiero è:
“Il vino si fidanza con il naso e si sposa con la bocca, in cui svela il segreto della sua verità”,
Il pensiero di Plinio il Vecchio, filosofo naturalista romano, è riassunto nel motto più denso, delle qualità del vino, che sia mai stato proferito: “In vino veritas”. Nel vino c’è la verità.
Ancora oggi, dopo 2000 anni, ne sentiamo il sublime significato.
Aggiungiamo anche un frammento, meno noto, del suo pensiero:
“L’uomo deve al vino il fatto di essere il solo animale a bere senza sete”.
(Plinio il Vecchio)
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